Ero chiusa in quella stanza da ore, pigramente distesa sul lettone di “Parin” – così chiamavano in paese, il fratello di nonna Pierina – fuori imperversava la canicola d’agosto, il noce maestoso protendeva i suoi rami verso il balcone come braccia riarse alla ricerca di un po’ di frescura, non una foglia che si muovesse, nemmeno le cicale avevano fiato per cantare!

ridenti colline astigiane

Oziare troppo a lungo non era nella mia indole di ragazza appena dodicenne, ma il giorno prima nell’ora della siesta, l’avevo combinata grossa! Certo, li per li, chiudere il cane e il gatto in cucina mi era sembrata un’idea divertente, ma quando si era scatenato l’inferno e il gatto col pelo ritto aveva cosparso di urina tutta la stanza tra miagolii terrificanti, la punizione esemplare stava già calando sulla mia testa come una scure …

Insomma, rintanata nella camera da letto di quel vecchio cascinale, avevo avuto tutto il tempo di riflettere sulla malefatta, anche se ripensandoci ridevo ancora! Dovevo impegnarmi in qualcosa di tranquillo anche perché il caldo era davvero opprimente.

Lo sguardo cadde sul comò di fronte al letto, uno di quei vecchi mobili di legno scuro, divorato dai tarli, che sosteneva un imponente specchio con la cornice barocca, anch’esso consunto dal tempo. I cassetti contenevano per lo più abiti e biancheria ma il primo cassettino in alto nascondeva al suo interno una gran quantità di bigliettini funebri, inviti a matrimoni, messaggi di condoglianze e lettere d’amore. Sapevo che erano cose riservate appartenute a Parin, e che non era bello frugarci dentro ma lui ormai non c’era più e io non avrei fatto male a nessuno se avessi dato un’occhiata.

Così intrapresi il mio viaggio in un passato che non era il mio, avida di curiosità. Ogni bigliettino era un frammento di vita che composto con gli altri restituiva il mosaico di un paese dell’astigiano dei primi del novecento fatto di duro lavoro, guerra, matrimoni, feste, malattie e morte. Allora non l’avevo ancora letta, altrimenti avrei potuto credere che quella fosse la mia personalissima “Spoon River”.

Tra tutte, quella figuretta smilza attirò subito la mia attenzione, gli abiti modesti, lo sguardo indomito e l’acconciatura austera nonostante la giovane età … seppi più tardi che era Amalia, la moglie di Parin.

L’immaginazione fece il resto …

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