Cari lettori, non potrete mai immaginare dove sono stata oggi …

… in una delle più antiche fabbriche di cioccolato di Torino!
Scommetto che vi è già venuta l’acquolina in bocca. Bene, allora restate con me, vi guiderò in un percorso inedito e goloso alla scoperta di questa leccornia.

Non vi parlerò delle origini storiche o delle vicissitudini commerciali della ditta Stroppiana. Queste sono notizie che potete facilmente recuperare sui migliori portali del settore.

NO, io voglio raccontarvi le sensazioni che ognuno di voi, come me, proverebbe entrando nell’area produttiva di quest’azienda.
Quello che si apre davanti ai vostri occhi quando attraversate il cortiletto interno di una palazzina del quartiere Santa Rita, è un locale modesto quanto decoroso, diviso in più vani, ciascuno dei quali è adibito ad una specifica attività. Sulla sinistra si possono scorgere i macchinari “storici” in rame che servono a produrre il cioccolato a partire dai semi di cacao e successivamente lavorarlo con i vari ingredienti per ottenere una fantasia di creme senza pari. Poi c’è un’ampia area attraversata da parte a parte da un lungo tavolo adibito al confezionamento. Le pareti sono letteralmente “tappezzate” di scaffali contenenti ogni ben di Dio: buste di nocciole Piemonte, lecitina di soia, burro di cacao, spezie, aromi, liquori e una miriade di scatole già pronte per la vendita.

Insomma, sembra di fare un tuffo nel passato, nell’epoca in cui Torino era davvero un salotto e gustare con tutta calma, seduti in uno dei tanti “caffè” una prelibatezza come il gianduiotto, era un piacere irrinunciabile. Ciò che meraviglia è la cura con cui tutto viene fatto.
Le ricette segretissime che si tramandano ormai da generazioni, sono preparate con la stessa passione che ci mettiamo noi quando facciamo una torta in casa. Capite la differenza rispetto alla grandi fabbriche, pianificate, organizzate, produttive? Certo il mercato impone delle regole e forse solo così si diventa colossi come la Ferrero, ma qual’è lo scotto da pagare? Come ha detto un famoso chef romano, la cucina è fatta di emozioni, di profumi della nostra memoria e di sensibilità. Proprio la stessa emozione che ho provato vedendo la signora Carla, come uscita da una pubblicità anni ’50 del lievito Bertolini, che, oggi come quarant’anni fa, dosava gli ingredienti per creare una fantastica crema gianduia al rhum.

Ricordate la pubblicità della Milka dove c’erano le marmotte che incartavano il cioccolato? Ebbene da Stroppiana ci sono dei lavoranti operosissimi che con rapidità e maestria, avvolgono nel cellophane tavolette di cioccolato, boeri e gianduiotti, inscatolano cioccolatini di tutte le forme e creano vere e proprie opere d’arte come, la Mole Antonelliana, la natività, l’albero di Natale e le Uova di Pasqua – dipingendo il cioccolato come se fosse la tela di un quadro.
Per non parlare del salame di cioccolato – una delle loro specialità più rinomate – dove lo sbriciolamento dei biscotti e l’impasto sono fatti a mano per mantenerne la fragranza ed evitare il surriscaldamento degli ingredienti.

Ringrazio i titolari della fabbrica di cioccolato e tutto il personale per avermi concesso questo reportage e per la squisita disponibilità.


Sono riuscita a trasmettervi il profumo inebriante di tutte queste meraviglie?!!

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