Eccoci qua, cari lettori, reduci dalle grandi piogge che in alcune zone d’Italia, hanno causato i soliti disastri dovuti all’incuria delle amministrazioni locali e alla speculazione edilizia.
E poi, finalmente Ottobre decide di regalarci qualche scampolo di sole con cui coprire le nostre miserie!

Le giornate sono indubbiamente più brevi ma non mi hanno impedito di uscire dal lavoro un venerdì pomeriggio e fiondarmi nel boschetto vicino casa di mio figlio – a Fiano – per godere delle meravigliose castagne che facevano capolino dai ricci appena schiusi. Per più di un’ora, mia nuora ed io, abbiamo raccolto avidamente quei frutti selvatici inaspettatamente grandi, dalla lucida buccia marrone adornate di lieve peluria argentea sull’apice sfrangiato.  Erano disseminate ovunque, nascoste sotto le foglie cadute, sprofondate nella terra resa morbida dalle abbondanti piogge mentre, chini sopra le nostre teste, i ricci generosi ci facevano dono di altri succulenti frutti. Stava calando la sera e noi incuranti dell’imbrunire ci attardavamo ancora a raccogliere, prese da un’insolita frenesia che ci spingeva ad accaparrarci quante più castagne possibile, nemmeno fosse stata una gara!  “Uh, guarda quà, ne ho trovata un’altra!” esclamavo io con un risolino infantile, e lei di rimando “Io ho trovato un riccio ancora chiuso, e c’è una castagna enorme dentro!! Vieni a vedere …”

foglie e castagneAl di là della bontà di questi frutti, io serbo un ricordo ancestrale delle castagne, ancorato ad una parabola che avevo letto da bambina sul mio sussidiario delle elementari. Vi si narrava di un Novembre avaro e crudele che per non farsi rubare le castagne, le aveva protette con un riccio pieno di spine, poi, soddisfatto della sua “bravata” si era addormentato ai piedi del grande castagno. la parabola delle castagne Ad un tratto fu risvegliato dal pianto di un bambino che vagava solo ed affamato e nel tentativo di aprire i ricci si era ferito le manine. Mosso da compassione e senso di colpa, Novembre chiese perdono a Dio per la sua malefatta e al termine della sua preghiera si fece il segno della croce.
Fu allora che miracolosamente i ricci si aprirono a croce lasciando cadere al suolo le castagne e da quel momento Novembre, ravvedutosi, promise di vivere in generosità e amore per il prossimo.

Noi invece, grate di tanta generosità, siamo tornate dai nostri uomini cariche ed appagate e, senza indugi, ci siamo affrettate ad inciderle e buttarle in una padella forata per gustarci in allegria le prime caldarroste della stagione!

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